MENU

recensioni

venerdì 10 febbraio 2006

dal BRESCIAOGGI inserto spettacoli - autore FABIO BIX

Ci sono stato, io, in Brasile. So di che parlo... E comunque basta ascoltare la musica. Sì, la musica fa da specchio a ciò che... In linea di massima, dico. Puoi capire qualcosa di un Paese dalla sua musica. E da come ballano, anche. Ops... mi sovviene l’immagine degli scozzesi che dameggiano con le mutande al vento sotto a gonne su cui giocare a scacchi, e lì c’è qualcosa che mi sfugge...
Lunedì scorso alla ex "Virèr" della Bornata 46 ha suonato William Koppen de Oliveira, dal Brasile. Non è venuto apposta, no. Vive qui, ora. E’ bianco, William. E riccio, Koppen. Con gli occhiali, De Oliveira.
Poi c’era quell’altro, pelle da vecchio cubano stile Buena Vista, scura e fascinosa come la corteccia degli ulivi. Sto parlando del contrabbasso imbracciato (o abbracciato) da Giulio Corini, che invece è latteo e biondissimo, come un finlandese o un angelo / saran biondi davvero, gli angeli?
Gaspare Bonafede, barba e capelli a go go, è sempre rimasto a gattoni davanti ad un rosario di ammennicoli con funzione percussiva, tipo un triangolo d’argento (da non usare in caso d’incidente d’auto), o i due mini-cesti per legna-stuzzicadenti, contenenti, forse, cicale istupidite, e poi il grappolo di cozze di legno, i padellini per le uova sode, un bicchiere in plastica che sghignazzava, e tubi e campanelli da S. Lucia e altro e ancor di più-uh...
Il puntuale Beppe Gioacchini era in castigo alla nostra sinistra, dietro a un quartiere di percussioni e, sì, gli occhiali li ha pure lui. Già.. non c’entra. Quindi:
La prima parte del concerto è stata decisamente più jazz e meno brasiliana, con l’William al piano.
Pausa per sgranchire le gambe del Bonafede.
Poi Koppen de Oliveira s’è seduto in prima linea, ha abbracciato una chitarra e... Brasil!
Ah, il Brasile... Uh, la sua musica... No, non il puro Samba, no. Han suonato quell’altra, quella invischiata di saudade. Come?, non sai cos’è? Uh, cercherò di... di quelle sensazioni che... Insomma, la saudade si sa, eh, la saudade è...? Una cosa che ha a che fare con la malinconia, ma è molto di più, o di meno, e trasversale e contingente. Una roba che la tristezza è un’altra roba. Mmh... la saudade non è che proprio la puoi spiegare, è più una cosa che puoi sentire... E che non vorresti (smettere di) sentirla. Ha a che fare col primordiale e con una lontananza incolmabile di radici da baobab sradicato e ripiantato dall’altra parte del mondo in terra sanguinolenta rossa come il fuoco e le passioni che avvampano dall’ancheggio di morena carne tremula ha a che fare con denti bianchissimi e privi di carie per via dell’assenza di cibo e con allegria che è spontanea perchè è necessaria come il respirare e c’entrano le spiagge di palme e il latte di cocco bevuto con la cannuccia e lo zucchero di canna e qualche canna più dolce dello zucchero che c’entra col sole che tutto l’anno scioglie la necessità dei collant in favore della carne ha a che fare con l’impellenza di ballare perchè di sì ha a che vedere con l’ineluttabilità del dolore - contraltare dell’amore - e con la morte da prendere in giro finchè verrà a prenderti e con ventagli ricamati e amuleti e vudù e sacro e blasfemo intrecciati e con l’amazzonia che incombe (e soccombe) e una volta io con Bibo camminavo a Fortaleza e due tipe in moto nel passarci di fianco ci han suonato loro a noi e allora pensi che qualcosa non torna ma che bello...Fabio Bix
(fotografia di PierPaolo Romano)
 

Articoli successivi


Articoli precedenti