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recensioni

venerdì 6 gennaio 2006

a cura di Ermes Pirlo - inviato Associazione JazzOnTheRoad

TOM HARREL - fotografia di Danilo Codazzi
 

Solo chi può dire “io c’ero” al  concerto dello scorso 8/11,  inserito nella prestigiosa programmazione del Manerbio Jazz Festival 2005 svoltosi presso il teatro Politeama di Manerbio con la direzione artistica di Umberto Fanni, dicevo…solo chi può dire “io c’ero”  ha la certezza di aver vissuto un’esperienza senza uguali, non fosse altro che sul palco “c’era” e “non c’era”  Tom Harrell, musicista straordinario che ci ha regalato il suo modo di fare musica assolutamente personale, un modo che risente della patologia schizofrenica che da anni lo affligge e che lo conduce a pause meditative fermo, immobile, a capo chino defilato sul palcoscenico.

Trattasi indubbiamente di pause meditative che da lì a poco daranno i loro frutti…e già…perché portata a rilento la tromba al labbro e scandito il time ai musicisti in modo angosciosamente sofferto, non ci resta che godere sbalorditi all’ascolto di un suono “che corre” (projecting) contraddistinto da un timbro…pieno, rotondo, vibrante per l’intera estensione dello strumento, capace di persuadere il pubblico a seguirlo nella poetica delle sue linee melodiche, ora insidiose, ora capaci di un soffiato lirismo cameristico che si accentua quando, indietreggiando dal microfono, si fonde nell’interplay con il piano dell’ottimo Danny Grisset su una ballad… per non parlare poi dell’Harrell compositore: composizioni di una bellezza e di un’efficacia unica (erano in cinque ma quando serviva  sembrava una big band); sia arrangiamenti che temi dotati di sonorità moderne sin dal brano d’apertura di chiara impronta arabeggiante dove si fa notare anche un ispiratissimo  Jimmy Greene tenorsassofonista versatile dotato di un lirismo cool come di un drive boppeggiante nei consueti tecnicismi al limite della fattibilità.

Sostegno armonico-ritmico affidato a Johnathan Blake alla batteria e Ugonna Okegwo al contrabbasso capaci entrambi di suonare “al di sotto” delle tensioni concepite dai solisti conferendo ad ogni brano quell’amalgama esclusivo, mai scontato, creato consapevolmente da chi possiede una  sensibilità d’espressione finalizzata all’arrivare, all’orecchio e non solo di chi ascolta, percorrendo la logica del “come” piuttosto che del “cosa”…ma secondo me, pur dando l’impressione di vivere isolato dal resto del mondo reale, questo Tom Harrell a Manerbio lo sapeva già…Politeama in delirio,applausi a go go…gran concerto “io c’ero!”

 

Ermes Pirlo

 

(fotografia di Danilo Codazzi)


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