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recensioni

lunedì 31 luglio 2006

dal BRESCIAOGGI inserto spettacoli - autore FABIO BIX

...esordisce dicendo che lui, lo spettacolo (spostato al San Barnaba per i capricci del meteo), l’avrebbe fatto all’aperto, e «se ci piove un mare sopra la testa chissenefrega», e che poi, fuori all’aperto, avrebbe potuto fumare, e «anzi sai cheffaccio? me n’accendo subito una... che mica sono io che fuma, no... - chioggia dietro a occhiali appannati -... è il personaggio...», ma prima ci svela una foresta nera aprendosi la camicia - «immaginatemi 3 chili in meno... e col caldo che fa qui... mi levo pure le scarpe!». Si mette a suo agio, ci mette anche noi, c’ingrazia starppando risa, ed è già spettacolo!
Lo spettacolo verte sui testi di Charles Bukowski, il mitico scrittore alcolista, poeta sessuofilico, cantore d’una disperazione senza fondo resa col realismo fulgido di chi, del putrido fondo senza fondo, ha fatto la propria piscina in cui sguazzare. Capace anche, però, di estrarre dalle fogne vene d’un lirismo abbacinante. Il tutto inzuppato d’ironia, spesso. Bukowski, insomma!
A dargli voce, corpo, charme, a gridarne le invettive c’è... ah-beh, c’è Haber!, per la tappa conclusiva del festival Jazz on The Road 2006, lo scorso venerdì. Festival in cui sono sfilati nomi d’altissima levatura nel panorama jazz mondiale (Abercrombie, Lee Konitz, Bill Stewart col Sangha 4et...), alternati a spettacoli di contaminazione tra jazz, letteratura e teatro, di cui la formula del reading par’essere il sunto più immediato e rappresentativo. Proprio quei reading in cui Bukowski, da una città all’altra, da una bettola all’altra, gridava dell’alienazione della vita, quella vita che «mi faceva semplicemente orrore. Ero terrorizzato da quello che bisognava fare solo per mangiare, dormire e mettersi addosso qualche straccio. Così restavo a letto a bere. Quando bevi il mondeo è sempre là fuori che ti aspetta, ma per un po’ almeno non ti prende alla gola». La morte, anche, è uno dei suoi temi «caricorrenti» (Ero vecchio e brutto... Stavo forse cercando di fregare la morte a furia di scopate? Non volevo invecchiare male, volevo dare semplicemente le dimissioni, morire prima dell’arrivo della morte... - scrive in Factotum).
Insomma, un soggetto, Bukowski. Di certo un gran personaggio. Ma sul palco c’è Haber, che in fatto di personaggio... e non c’è grande distinzione, semmai c’è compenetrazione / è Haber che fa Bukowski o Buk «si fa fare» da Haber... / Haber di Buk legge che «volevo solo fare un intervallo d’una decina d’anni», e «io ho conosciuto solo puttane, ex battone...» - a noi scoprire la sottile differenza suggerita (le femministe, Buk, non gl’era simpatico), intanto Haber ci dice d’esser contrario al fumo, che le tiene solo in mano, accende l’ennesima, dice che non l’aspira, che è il personaggio..., e fumando legge che «...sei come una tapparella abbassata... è questo che mi piace di te: che sei rozzo!... a una donna può solo andar meglio, dopo essere stata con te...» e, anche, di quella che «col rossetto s’era fatta una bocca falsa», e pure quella «col culo che s’è scordato d’invecchiare» e «...sto scopando una tomba, pensai». Ma tra una scabrosità e una risata, di Buk, Haber ci legge «Poesia», e lì l’Alessandro ci ammutolisce con un’interpretazione magistrale in cui viene tirato in ballo Dio, accusato da Buk, e il dito levato al cielo ci ammonisce in un’intensità che si fa assenza di fiato in sala, d’apnea infranta dal boato d’applausi muto di parole, poi, di fronte alla grandezza di Buk-Haber.
Canta e bene, anche, Haber, accompagnato al pianoforte di Marco Di Gennaro, pezzi del cd «Il sogno di un uomo», che è, l’uomo, attore di pregiatissima stoffa (sa essere lino, seta, cachemire, panno, lana ruvida e...), entra ed esce da un personaggio all’altro, da un Buk all’altro, e, nei bis, Neruda e quant’altro, Haber, che ogni tanto lascia il testo per il ciak d’una battuta e poi di nuovo dentro, su in paradiso, giù neglìinferi e, insomma, è stato un gran finale, per il Jazz on The Road, con l’istrionico che è Haber l’Alessandro!
Fabio Bix

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