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recensioni

lunedì 7 dicembre 2009

TOM HARRELL quintet - FESTIVAL JOTR 2009

Serata stellare. Davvero non ci sono altri termini per definire il concerto di apertura di questo JotR 2009 e, probabilmente, non si poteva trovare di meglio sulla scena mondiale del jazz contemporaneo. Harrell ha ormai da tempo raggiunto le vette della musica afroamericana e i suoi concerti sono garanzia di qualità sopraffina. Da qualche anno ha abbandonato la scrittura per grandi organici per dedicarsi al suo attuale quintetto, formato dal saxofonista Wayne Escoffery, dal pianista Danny Grissett, dal contrabbassista Ugonna Okegwo e dal batterista Johnathan Blake. Il tour mondiale per la presentazione del suo recentissimo Prana dance fa tappa al JotR. Il sound che i cinque formidabili musicisti sanno creare ricorda vagamente le analoghe formazioni di Art Blakey e Horace Silver ma con un tocco di energia e di creatività in più. E la gioia di condividere la creazione della musica in tempo reale si legge nelle espressioni ammiccanti dei musicisti sul palco. La scrittura musicale del trombettista la fa da padrone ma, rispetto alle performances delle orchestre più numerose, la sua presenza è più discreta, meno evidente, e il risultato è di una freschezza melodica accattivante. Appunto, le melodie di Tom Harrell sono una della componenti stilistiche della sua musica che l’hanno reso famoso, perché costruite su tessuti armonici mai banali ed, anzi, spesso intimamente innovativi. Ciò non toglie che la loro cantabilità sia contagiosa, così come l’energia sprigionata dai musicisti, grazie ad un interplay che non viene mai meno. E se Harrell si dimostra una volta di più musicista ‘cerebrale’ (nel senso migliore del termine), nella misura in cui si esprime con frasi spesso brevi, intervallate da silenzi che paiono momenti di preparazione delle frasi stesse, Escoffery è un fiume che scarica una piena di note con una continuità, mai ripetitiva, che non lascia tregua all’ascoltatore e funziona perfetto contraltare al leader. Dall’intesa fra Grisset e Blake nascono le situazioni contrappuntistiche che animano la second-line del quintetto, in un intercalare che alterna momenti di confortevole rilassatezza a momenti di energica sismicità del tessuto ritmico; Okegwo, che potrebbe sembrare l’elemento meno appariscente del gruppo, con la sua sicurezza è, in realtà, il vero perno della libertà creativa del gruppo. Da questi elementi non poteva che scaturire una serata memorabile, e così è stato; una serata giocata nella non sempre felicissima acustica dell’Auditorium S. Barnaba, e pazienza se le stelle, quelle vere, non hanno assistito dal cielo, chi c’era le ha viste sul palco.

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