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recensioni

lunedì 7 dicembre 2009

NASCIRI - FESTIVAL JOTR 2009

Il quartetto di Francesco Saiu (chitarra e composizioni) si avvale di Fabrizio Saiu alla batteria e di Giulio Corini al contrabbasso ma, soprattutto, gode dell’appoggio magistrale di Stefano Battaglia al piano. Il gruppo produce una musica molto speciale che forse non è nemmeno classificabile nell’àmbito delle pur multiformi vesti che ha assunto il jazz. Certo è una musica che fa dell’improvvisazione uno dei momenti forti dell’esecuzione, sia dal vivo sia in studio (a proposito: il gruppo ha appena licenziato il primo album, omonimo, Nasciri, per le edizioni discografiche Dodicilune) e del bilanciamento dei suoni prodotti un tratto stilistico netto e riconoscibile. Il linguaggio scelto è colto, molto influenzato da atmosfere e situazioni che ricordano da vicino la musica da camera e la musica che si è soliti riconoscere con l’etichetta di ‘contemporanea’. Il sound che si crea è così molto rarefatto, in cui vengono abilmente giocati i suoni rigorosamente acustici e la scelta accorta di ogni nota. In questo Battaglia è maestro che non si scopre oggi e, per forza di cose data la levatura, è l’elemento che fornisce alle esecuzioni lo scatto che le fa decollare da una staticità che talvolta nuoce alle pur lodevoli e intelligenti intenzioni dei musicisti. I quali mantengono sempre un efficace controllo della situazione e non cadono mai in fraseggi banalmente melodizzanti, come l’intento ‘emozionale’ potrebbe permettere.  Il ruolo del pianoforte di Battaglia è fondamentale, nell’alternanza di silenzi e note soppesate, attento e sensibile all'ascolto degli altri musicisti che, guidati da un band-leader con le idee chiare, sviluppano un interplay diligente e confortevole. Le composizioni sono suggestive, dai temi marcati e dalle atmosfere prevalentemente astratte, essenziale e precisa la sezione ritmica che svolge il proprio lavoro con fantasia e grande capacità di attingere alla variegata tavolozza di colori che il contrappunto ritmico permette. La grande duttilità dei musicisti rende un ulteriore tributo a quel genere musicale che va sotto la generica etichetta di ‘jazz’, dimostrando la grande vitalità della musica moderna e l’acume di chi, come gli organizzatori del JotR, vi sa attingere.

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