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recensioni

venerdì 2 dicembre 2005

dal BRESCIAOGGI inserto spettacoli - autore FABIO BIX

Ho fatto un giro a Salò (voce del verbo Salare. Terza pers. sing. Passato remoto). Era di martedì. Di sole. Di novembre. Anatre (o anitre?) a spasso. Un mortorio. Una pace dei sensi. Un pensiero: Fernando Pessoa non avrebbe mai potuto scrivere "Il libro dell'inquietudine", se fosse vissuto a New York. Cioè, m'intendo: avrebbe potuto scrivere un libro con lo stesso titolo, ma di tutt'altro contenuto. Senza i quintali di malinconia che ha trasudato nell'esile peso della carta inchiostrata. Se invece avesse (o fosse) vissuto a Salò, d'infrasettimanale, d'inverno, allora sì, forse. Forse sì: lo stesso libro/o più o meno. Più o meno gli stessi quintali di malinconia. Da spararsi. O da, finalmente, trovare un qualche tipo di pace possibile. Accettabile. Lì da vedere, senza distrazioni, nuda e crudissima. Una pace non bianca come la colomba della pace. Piuttosto, direi, più una pace sbiancata/ come la luce in una giornata di sole malato sul lungolago di Salò (voce del verbo Salare. Terza pers...). Ma parliamo di Jazz/ il quale non è esente da sferzate di malinconia.
Lunedì scorso, infatti, come tutti i lunedì, lì alla ex "virèr" in Viale Bornata 46, hanno suonato il jazz.
C'era Dino, Rubino di cognome e di fatto, che, in fatto di malinconia, e di gusto, senza trascurare uno degli 88 tasti del pianoforte, un po' piano, un po' forte, in fatto di malinconia e di gusto, Dino, è un prezioso rubino. E'ssì! Per noi ha intarsiato mosaici di note non proprio da ridere, ma da sorridere sì. Sissì. Sussurri di pianoforte/scosciatura di cameriera/ una coperta di lana fatta di note/ o una o dieci coccole per ognuno di noi, Dino il Rubino.
Al contrabbasso c'era Aldo Mella. E io ho pensato una cosa: che il contrabbasso ha il collo più stretto e lungo di Sophia Loren, ma in quanto a curve... E Aldo Mella, mano sinistra in un labirinto di vene, a quel contrabbasso gli solleticava i tendini del petto e del basso ventre , manco avesse tra le mani la Loren... Lo faceva mugugnare, il legnoso corpo formoso. Poi, dopo, l'ho visto a luci accese: ha la pelle d'un vecchio cubano, il suo contrabbasso. E' d'inizio 900, infatti.
Ma prima, durante, nel contempo, l'Enzo Zirilli, tra frrrr...ulli di rrrr...ullante e altre giocolierìe, nemmeno sembrava quello del fatto, lui, ma intanto c'era: a suon di fatti!
Così fu che il tempo è scivolato via s'un tappeto volante di velluto blu, come quando si sta davanti al camino con in mano un bicchiere (alla volta...) di vino. Lo stesso tipo di calore, c'era. Finché... Dino il Rubino ringrazia i suoi e noi/ pareva la fine del sogno. Ma ecco che s'alza su tutti un grido distorto: "Bis! Bis! Bis!", s'è messo a gridare un tizio con gli addominali sfrattati da qualche decennio. Io m'ero illuso che acclamasse me, che dicesse "Bix! Bix! Bix!" in dialetto bresciano. Invece era rivolto ai musicisti, che l'hanno accontentato, a lui e a me e a chi c'era. E mentre i musici ripigliavano posizione, il tizio dalle tempie e gli addominali fradici di birra, occhi in ammollo, ci ha informato che: "Sono molto elegante, io, in quelle robe qua! Non insegnarmela mica, a me, la vita!".
Fuori, nel cielo nero di Guinness, non v'era traccia di luna poich'è il suo turno di riposo. Mmh... che fosse lei, travestita da ubriaco panzone, a chiedere biascicosa il "Bis! Bis! Bis!"...?!

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